A vvolta in completi sempre ben tenuti. Impeccabili. La schiena dritta e le mani elegantemente adagiate sulle gambe. I capelli in ordine e il volto marcatamente segnato dall’ età. Amava stare su una seduta non convenzionale: il secondo gradino dell’ingresso di casa sua, di fatto a ridosso della strada sulla quale sfrecciavano continuamente le automobili, inclusa la mia. La notai per la prima volta in un giorno di primavera, era metà aprile, e la sua figura così minuta e composta attirò subito la mia attenzione. Credo potesse avere una ottantina di anni e vederla seduta su quel gradino fuori casa con lo sguardo rivolto al passare di automobilisti e pedoni mi aveva fatto pensare che potesse trattarsi di una donna animata da curiosità. Andando avanti con le mie congetture su quella signora assai distinta, pensai che potesse essere una che di certo amava stare all’aria aperta, ma che probabilmente per via di difficoltà motorie non poteva concedersi la possibilità di fare passeggiate. R
Stamattina Google mi ha ricordato che è la festa dei nonni e io l’ho ricordato a te, telefonandoti. Siamo lontane, ma il pretesto per sentirci sappiamo bene come trovarlo per ritrovarci. Sempre. Tu sei l’unica nonna che io abbia e io sono la tua nipote più grande. Tu mi hai insegnato molto e continui a darmi lezioni di vita con la tua forza d’animo che si traduce in forza fisica, nonostante le tue novanta primavere, la tua schiena che fa i capricci e quel bastone al quale ti appoggi da quando tuo marito non c’è più. Mi hai insegnato a ricamare, a fare il punto croce, il punto a giorno, a fare la maglia di lana e la pasta all’uovo, a piegare bene i panni appena ritirati per poterli stirare col minimo sforzo, a dire un proverbio per ogni situazione e a lasciarsi andare ad una risata anche quando le uniche cose a scappare sarebbero le lacrime. Mi dici spesso “Beato chi ti si prende!” e mi ricordi che il corredo che hai preparato per me è nella cassapanca in camera tua. Io ti ascolto,
“Sentimento malinconico che si prova nel rimpiangere cose e tempi ormai trascorsi o nel desiderare intensamente cose, luoghi e persone lontane”. Ecco questa è la definizione di Nostalgia ed è anche la mia. Del resto io sono quella dallo sguardo sognante di fronte al finestrino di qualsiasi treno, quella che si perde nelle sfumature delle albe e dei tramonti, quella che difficilmente fa pace con i cambiamenti, quella che alle canzoni lega i ricordi e anche i profumi, quella che al dito ha ancora l’anello del primo fidanzato, quella che conserva le sue prime scarpine rosa con l’idea che un giorno saranno calzate da sua figlia, quella che con difficoltà accetta che quello che è stato non sempre ancora sarà. Sono sempre io quella che non ha piena consapevolezza degli anni che passano così come dei torti subiti perché la mia malandata, ma salvifica memoria tende a cancellare ciò che mi ha fatto davvero male. “Sentimento malinconico che si prova nel rimpiangere cose e tempi ormai t
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